E a questo punto, sul più bello, per così dire, dopo aver lasciato intravedere una considerazione cruciale – quel «a prima vista può sembrare che ciò sia dovuto all’identità dei loro redditi e delle loro fonti di reddito», potrebbe far credere che Marx intendesse affermare che non è l’identità dei redditi né delle fonti di reddito ad identificare una classe – il manoscritto si interrompe, così come il Terzo Libro del Capitale. Il fatto in sé è già sufficientemente sorprendente ma lo diventa ancor più se si considerano alcuni particolari cruciali della produzione del testo. Innanzitutto, quelli che Engels, che ne fu il curatore, sottolineò ripetutamente nelle varie prefazioni, a partire dalla prima, scritta nell’ottobre 1894:

«Il mio lavoro di redazione fu essenzialmente diverso da quello fatto per il Secondo Libro del Capitale. Per il Terzo, infatti, esisteva solo un primo abbozzo, per di più estremamente lacunoso. Normalmente la parte iniziale di ogni singola sezione era elaborata con una certa cura e rifinita anche stilisticamente. Però, quanto più si procedeva e tanto più la stesura diventava lacunosa e frammentaria, tanto più conteneva digressioni su questioni collaterali emerse nel corso dell’ indagine – per le quali la sistemazione definitiva veniva rimessa ad un successivo riordinamento della materia – tanto più lunghi e intricati diventavano i periodi nei quali si esprimevano i pensieri scritti in “statu nascendi”»19.

Dunque, alla morte di Marx nel 1883, i materiali del Terzo Libro erano per lo più ancora in fieri o accantonati per motivi di salute o per impegni politici più pressanti. Il ché rende ancor più inspiegabile che il capitolo sulle classi, il cinquantaduesimo, sia stato collocato alla fine e si interrompa dopo poche righe, come se una trattazione organica del tema fosse considerata del tutto secondaria e non avesse minimamente assillato il pensiero di Marx e di Engels. Il quale, in tutte le introduzioni al Terzo Libro, si peritò di entrare nei più piccoli dettagli dei vari manoscritti raccolti, con tanto di minuziosi e persino pedanti calcoli matematici, per confutare cattive interpretazioni o per spiegare meglio ad esempio i passaggi sul rapporto tra saggio del plusvalore e saggio del profitto, o sugli effetti della “rotazione” di quest’ultimo; o ancora, sul movimento dei metalli monetari, il corso dei cambi, le tabelle sulla rendita differenziale fondiaria e così via.
Altrettanto incomprensibile, almeno su un piano “scientifico”, mi sembra lo scarto che c’è nell’opera marx-engelsiana tra le dettagliate analisi sulle stratificazioni sociali e differenziazioni in classi, ceti e caste fino a quando l’esame riguardi i secoli precedenti e le società pre-capitalistiche; e invece l’estrema e brutale semplificazione, singolarmente rozza per due autori di tale profondità di pensiero, quando i fondatori del comunismo “scientifico” passano a definire, nei testi più squisitamente politici e programmatici, le classi dell’epoca capitalistica. Guardiamo ad esempio l’attacco del capitolo del Manifesto del Partito comunista titolato Borghesi e proletari, laddove si affronta appunto il tema delle classi e della permanente lotta di classe.

«La storia di ogni società sinora esistita è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in una parola oppressori e oppressi, sono sempre stati in contrasto tra loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta, a volte nascosta, a volte palese: una lotta che finì sempre o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta. Nelle prime epoche della storia troviamo quasi dappertutto una completa divisione della società in varie caste, una multiforme gradazione delle posizioni sociali. Nell’antica Roma abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel Medioevo signori feudali, vassalli, maestri d’arte, garzoni, servi della gleba,e per di più in quasi ciascuna di queste classi altre speciali gradazioni…L’epoca nostra, l’epoca della borghesia, si distingue tuttavia perché ha semplificato i contrasti tra le classi. La società intera si va sempre più scindendo in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente opposte l’una all’altra: borghesia e proletariato»20.