Dunque, Turgot introdusse nello schema fisiocratico un primo nucleo del concetto di plusvalore sia per i proprietari agricoli della cosiddetta classe produttrice, sia per gli imprenditori manifatturieri della classe stipendiata. Ma, al di là della farraginosità dei concetti, gli intrecci partoriti in questa schema, come nei precedenti, appaiono del tutto ideologizzati e rispondenti solo ad una strategia politica basata sulla centralità del lavoro agricolo: ché altrimenti apparirebbe inspiegabile perché non mettere tutti i salariati – agricoli, industriali, artigianali, addetti al commercio ecc. – coloro che, come peraltro ben spiegava Turgot, vivevano solo delle proprie braccia – in una unica categoria di classe (magari con sotto-categorie), mentre in una diversa classe avrebbero dovuto essere già raggruppati i percettori di rendita e di plusvalore, o almeno i padroni agricoli, industriali e commerciali (anche qui con successive sotto-categorie), coloro che vivono impiegando manodopera salariata. In realtà, per certi versi Turgot fece una operazione simile nella forma, benché opposta nella sostanza, a quella che – come vedremo tra poco – nel secolo successivo avrebbe fatto Marx, utilizzando schemi di centralità sociale del tutto differente (agricola per i fisiocratici, industriale per il comunismo “scientifico”) ma similmente forzando ideologicamente, per finalità politiche, la descrizione delle classi.
Tra i due, però, l’autore di un deciso passo avanti verso la struttura analitica marxiana fu Adam Smith13, che nella Ricchezza delle nazioni (titolo integrale: Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni)14 polemizzò apertamente con i fisiocratici e con la loro tesi dell’agricoltura come unico settore produttivo, rivendicando invece tale carattere soprattutto per il lavoro industriale, compiendo un ulteriore passo verso una descrizione più realistica – quantomeno rispetto agli adoratori del lavoro agricolo – dell’organizzazione sociale del crescente capitalismo.

«Per Smith le parti costitutive del prezzo della merce sono il salario, il profitto ed eventualmente la rendita. Queste sono anche le fonti di reddito diretto per tre strati di popolazione, operai, capitalisti e proprietari fondiari, e di reddito indiretto per i prestatori di capitale a interesse e i lavoratori improduttivi…Smith tentava di definire una distribuzione delle classi sociali che corrispondesse insieme alle fonti dei redditi e alle fonti del valore; così facendo dava una definizione effettiva e unitaria di tutto il processo produttivo e della struttura sociale. L’indicazione di Smith resta pertanto la chiave di tutte le definizioni di “classe” che si incontrano in seguito nell’economia volgare e nella sociologia borghese, che assumono la stratificazione per redditi e per posizioni sociali, presupponendo una determinata teoria della produttività e mettendo tra parentesi il carattere antagonistico dei rapporti di produzione e di classe»15.