Il proletariato, o meglio la classe operaia di fabbrica, non solo sarebbe, di per sé e tout court, classe rivoluzionaria nella sua totalità; ma addirittura si presenterebbe davanti agli occhi di Marx e Engels – peraltro così disincantati, lucidi e scientifici al momento di analizzare le caratteristiche del Capitale, sfuggendo ad ogni retorica e orpello ideologico – come “spogliato” di ogni influenza e retaggio nazionalista, morale, religioso, legale, familiare! E analogo idealismo, lontano dal materialismo e dalle sue dimostrazioni fondate su dati ed elementi oggettivi, permeava tutta la prospettiva della vittoria proletaria e della fine della borghesia (di più: della fine di ogni società di classe, dei conflitti di classe o addirittura dei conflitti sociali in genere):

“L’operaio moderno cade sempre più in basso, diventa il povero e il pauperismo si sviluppa più rapidamente della popolazione e della ricchezza..La borghesia è incapace di rimanere ancora più a lungo la classe dominante della società..Essa è incapace di dominare perché è incapace di assicurare al suo schiavo l’esistenza persino nei limiti della sua schiavitù..La società non può più vivere sotto il suo dominio, cioè l’esistenza della borghesia non è più compatibile con la società..Lo sviluppo della grande industria toglie dunque di sotto ai piedi della borghesia il terreno stesso sul
quale essa produce e si appropria i prodotti. Essa produce innanzitutto i suoi seppellitori. Il suo tramonto e la vittoria del proletariato sono ugualmente inevitabili”(23).

“I rapporti di produzione borghesi sono l’ultima forma antagonistica del progresso di produzione sociale..Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno della società borghese sono in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di quell’antagonismo. Con questa formazione sociale si chiude dunque la preistoria della società umana”(24).

“Quando..tutta la produzione sarà concentrata nelle mani degli individui associati, il potere pubblico perderà il carattere politico. Il potere politico è il potere organizzato di una classe per l’oppressione di un’altra. Se il proletariato nella lotta contro la borghesia si costituisce necessariamente in classe e per mezzo della rivoluzione trasforma se stesso in classe dominante e come tale distrugge violentemente i vecchi rapporti di produzione, esso abolisce, insieme con quei rapporti, anche le condizioni di esistenza dell’antagonismo di classe e le classi in generale…Al posto della vecchia società borghese con le sue classi e con i suoi antagonismi di classe, subentra
una associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno é la condizione per il libero sviluppo di tutti”(25).

“La classe lavoratrice sostituirà, nel corso del suo sviluppo, all’antica società civile una associazione che escluderà le classi e il loro antagonismo, e non vi sarà più potere politico propriamente detto, poiché il potere politico è precisamente il riassunto ufficiale dell’antagonismo nella società civile”(26).