(1) Palmiro Togliatti, Introduzione al Manifesto del Partito Comunista Editori Riuniti, Roma, ed.1971 pag.7.
(2) La Lega dei Comunisti (1847-1852) era nata dalla Lega dei Giusti, di cui costituì la continuazione diretta dopo il Congresso del 1847. La Lega dei Giusti era stata fondata nel 1836 da operai tedeschi rifugiatisi a Parigi per evitare la repressione politica nel proprio paese, che si erano separati dalla Lega dei Proscritti, una organizzazione di stampo democratico-borghese.
(3) Si tratta della rivoluzione parigina del febbraio 1848 che costrinse all’abdicazione il re Luigi Filippo e instaurò un governo provvisorio repubblicano che proclamò il suffragio universale, il diritto al lavoro, la diminuzione dell’orario lavorativo giornaliero e l’apertura di stabilimenti statali per dare lavoro ai disoccupati. All’interno del governo esplose presto una durissima lotta contro i sostenitori del carattere socialista (o di “democrazia sociale”) della rivoluzione, rappresentati da Louis Blanc, Ledru-Rollin e altri, e che condusse prima all’insurrezione socialista del giugno 1848, sanguinosamente repressa, e poi alla caduta della Repubblica e alla vittoria della reazione bonapartista.
(4) Marx-Engels, Prefazione all’edizione tedesca del 1872, in Manifesto del Partito Comunista, op.cit. pag.31.
(5) Ibidem, pp.32-34
(6) Dalla Prefazione all’edizione russa del 1882; op. cit. pag.36.
(7) Ibidem, pag 37.
(8) Ibid.
(9) Marx morì a Londra il 14 marzo 1883.
(10) Questa annotazione corregge il Manifesto, laddove afferma che “tutta la storia dell’umanità è una storia di lotte di classi”. Così la giustifica Engels, in una nota all’edizione inglese del 1888 (op. cit. pag 55): “Nel 1847 la preistoria sociale, precedente alle storie scritte, era come sconosciuta. Poi Haxthausen scoprì la proprietà comune del suolo in Russia, Maurer dimostrò che fu la base sociale da cui mossero le stirpi tedesche, e poco a poco si trovò che le comunità agricole con il possesso del suolo in comune erano la forma primitiva della società, dall’India fino all’Irlanda…Con lo sciogliersi di queste comunità primitive, ha inizio la divisione della società in classi distinte che diventano poi antagoniste. Ho cercato di indagare questo processo di dissoluzione nella Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”.
(11) Dalla Prefazione all’edizione tedesca del 1883, op.cit. pp.39-40. L’attribuzione del materialismo storico e della concezione dell’irriducibile conflittualità tra proletariato e capitalisti esclusivamente a Marx è modestia eccessiva da parte di Engels, il quale, dopo aver frequentato a Berlino la sinistra hegeliana e i comunisti “umanisti” di Moses Hess, si trasferì dal novembre 1842 (a 22 anni) a Manchester, per un tirocinio presso una fabbrica tessile di cui il padre era comproprietario, ove studiò accuratamente le condizioni degli operai ed elaborò i concetti della lotta di classe e del ruolo decisivo del fattore economico nelle società, criticando l’economia classica e le teorie conciliative tra padronato e operai e motivando la necessità del rovesciamento del capitalismo. Queste teorie furono in realtà sue elaborazioni indipendenti e parallele a quelle di Marx, esposte negli Umrisse zu einer Kritik der Nationalekonomie (Lineamenti di una critica dell’economia politica), in articoli per la rivista New Moral World e infine, in maniera organica, in La situazione della classe operaia in Inghilterra, scritto nel 1844 e pubblicato in edizione tedesca nel 1845. A riprova di questa singolare modestia – quasi non abbia mai voluto fare ombra a Marx – solo nel 1892 Engels ne curò l’edizione inglese: insomma, ci volle quasi mezzo secolo prima che “questo capolavoro sugli esordi dell’Inghilterra industriale” (E.J.Hobsbawm) raggiungesse il paese che ne costituiva l’argomento.