Dunque, Engels ci descrive qui ben altro che una polarizzazione estrema tra due sole classi in campo, i capitalisti e il proletariato! Ciò malgrado, nel Manifesto, la crescita quantitativa e qualitativa del proletariato, in coscienza, numero ed omogeneizzazione interna, appare inarrestabile:

“Con lo sviluppo dell’industria il proletariato non cresce soltanto di numero; esso si addensa in grandi masse, la sua forza va crescendo, e con la forza la coscienza di essa. Gli interessi, le condizioni di esistenza all’interno del proletariato si livellano sempre di più, perché la macchina cancella sempre più le differenze del lavoro e quasi dappertutto riduce il salario ad un eguale basso livello. La crescente concorrenza dei borghesi tra di loro e le crisi commerciali che ne derivano rendono sempre più oscillante il salario degli operai; l’incessante e sempre più rapido perfezionamento delle macchine rende sempre più precarie le loro condizioni di esistenza; i conflitti tra singoli operai e borghesi singoli vanno sempre più assumendo il carattere di conflitti tra due classi”(19).

“Il vero risultato delle lotte non è il successo immediato, ma l’unione sempre più estesa degli operai. Essa è agevolata dai crescenti mezzi di comunicazione che sono creati dalla grande industria, e che collegano tra di loro operai di località diverse. Basta questo semplice collegamento per concentrare le molte lotte locali in una lotta nazionale, in una lotta di classe. Ma ogni lotta di classe è lotta politica. L’unione per raggiungere la quale ai borghigiani del Medioevo, con le loro strade vicinali, occorsero dei secoli, oggi, con le ferrovie, viene realizzata dai proletari in pochi anni. Questa organizzazione dei proletari in classe, e quindi in partito politico, viene ad ogni istante nuovamente spezzata dalla concorrenza che gli operai si fanno tra loro stessi. Ma essa risorge sempre di nuovo, più salda, più potente”(20).

In questi passaggi di importanza politica e ideologica fondamentale il determinismo storico appare dominante. La crescita non solo numerica ma politica, ideologica e culturale, la stessa inarrestabile unificazione internazionale del proletariato sembrerebbero basati su dati oggettivi e inconfutabili. Pare di assistere ad un crescendo wagneriano: l’industria si sviluppa irreversibilmente in strutture sempre più grandi; di conseguenza il proletariato non cresce solo di numero ma di qualità, perché, “addensandosi in grandi masse”, vede crescere automaticamente la propria forza e la propria coscienza di sé; le macchine, cancellando le differenze tra i lavori, non solo livellano verso il basso i salari ma provocherebbero quasi automaticamente l’omogeneizzazione e unificazione del proletariato (malgrado Marx e Engels aggiungessero, in una momentanea resipiscenza, che questa unità irreversibile verrebbe sovente “spezzata” e ritardata dalla “concorrenza che gli operai si fanno tra loro”; ma niente paura: subito “risorge più salda e più potente”). Addirittura “basta il semplice collegamento agevolato dai crescenti mezzi di comunicazione per concentrare le molte lotte locali in una lotta di classe che è lotta politica”.
Certamente le caratteristiche di testo di agitazione politica attribuite all’inizio al Manifesto possono aver influito nel provocare questo eccesso di determinismo nella descrizione della evoluzione scontata del conflitto di classe tra Capitale e Lavoro: però la riconferma puntuale della validità del testo come indicazione programmatica immutabile (nonché gran parte della produzione marxiana successiva) dimostra che questo era davvero il convincimento storico e l’indicazione politica che Marx ed Engels vollero trasmettere al nascente movimento comunista “scientifico”. D’altra parte che i due non intendessero operare scissioni teoriche tra classe in sé e per sé (cioè tra proletariato come dato sociologico e oggettivo, da una parte, e come classe cosciente di sé e dei propri compiti storici, dall’altra) è testimoniato anche dal passaggio del Manifesto che si occupa dell’analisi delle varie forze in campo in nome del socialismo e del comunismo, e dei rapporti tra di esse: