Notizia scritta il 24/03/18 alle 16:08. Ultimo aggiornamento: 24/03/18 alle: 18:12

493.562.302 euro. Mezzo miliardo di euro, destinato alle scuole cosiddette paritarie, meglio conosciute come scuole private, ancora oggi – per il 52 per cento dei casi – gestite da realtà religiose.

E’ di fatto l’ultimo decreto siglato dalla ministra uscente dell’Istruzione, Valeria , in settimana, prima di diventare la candidata di bandiera (renziana) per il Pd al Senato (dove ha racimolato solo 54 consensi), quello che regala ai privati cospicui finanziamenti statali, da aggiungere a quelli che mettono da tempo sul piatto diverse Regioni (Lombardia e Veneto in testa) e Comuni.

E’ lo stesso Miur a dirlo, parlando di “un decreto che riguarda le scuole paritarie alle quali sono stati destinati fondi pari a 493.562.302 euro per l’anno scolastico in corso”. Allo stesso tempo il Miur sta portando avanti anche il lavoro tecnico che permetterà alle scuole paritarie di accedere ai fondi del Programma Operativo Nazionale Pon Istruzione, in attuazione della legge di stabilità per il 2017 che, all’articolo 1, prevede l’accesso al Pon sia per le scuole statali che, appunto, per le private.

Che da anni, in realtà, continuano a perdere iscritti: come riporta Lavoce.info, “rispetto all’anno 2015/16 le scuole paritarie si sono ridotte di 44 unità e hanno registrato 12.830 studenti in meno (-1,1 e -3,7 per cento). Non cambia quindi il trend negativo: dal 2012/2013 al 2014/2015 si è registrata una riduzione del 2,6 per cento nelle strutture (115 scuole in meno) e del 7,4 per cento negli studenti…(…)…dal 2012/2013 a oggi la diminuzione degli alunni delle scuole secondarie di secondo grado paritarie è di circa il 17 per cento. La riduzione nel numero di scuole e di iscritti è invece molto più contenuta in quelle primarie, pari rispettivamente a circa -2,5 per cento e al -7 per cento rispetto all’anno scolastico 2012/2013”.

 – La stessa Fedeli non ha trovato il tempo, sempre venerdì 23 marzo, per incontrare il migliaio di  e maestri precarie e precari delle scuole per l’infanzia e primaria statali, nell’ambito dello sciopero indetto da Cobas e Anief con presidio proprio al Miur. Sono 60mila circa i diplomati magistrali che, dopo anni e anni di precariato e in mancanza di soluzione politiche, hanno visto a fine 2017 il Consiglio di Stato bocciare la richiesta di stabilizzazione. Non solo: sempre venerdì, il 23 marzo, era atteso il parere dell’Avvocatura di Stato richiesto dalla Fedeli dopo la decisione del Consiglio di Stato. Il 23 marzo è passato e del parere, al momento, non c’è traccia.

Sullo sciopero di venerdì 23 marzo, e l’incontro tra Cobas e Anief con i funzionari della Fedeli, abbiamo raggiunto nel pomeriggio di venerdì Piero Bernocchi, portavoce nazionale della Confederazione Cobas. Ascolta o scarica qui.

Maestre e maestri, che ormai da tre mesi chiedono una soluzione politica a una vertenza che riguarda decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici, non si fermano: una mobilitazione continua, in buona parte autorganizzata dal basso, soprattutto in Lombardia, con fiaccolate, sit in, cortei particolarmente corposi a Milano e Brescia.

BERGAMO – Anche altre città si mobilitano, però: sabato 24 marzo, presidio di diverse decine di maestre e maestri precarie e precari a Bergamo, davanti al Municipio. Una sola, scandita a chiare lettere, la richiesta: “maestre e maestri in ruolo subito! No al licenziamento di massa”. Dal presidio di Bergamo uno stralcio dell’intervento al megafono di Emilia Piccolo, maestra precaria e dei Lavoratori della  Autorganizzati di Milano.Ascolta o scarica qui