Notizia scritta il 30/09/13 alle 11:48. Ultimo aggiornamento: 30/09/13 alle: 15:12

Politica interna. Napolitano detta la linea, Letta cerca di eseguirla: il governo, o meglio, un governo, s’ha da fare. Lo impone l’Europa, i mercati e l’austerity. Questo, in sostanza, il messaggio uscito ieri dal Quirinale in merito alla crisi dell’esecutivo dopo le dimissioni di massa, firmate in bianco da ministri e parlamentari Pdl a seguito del diktat di Berlusconi, che giovedì 4 ottobre attende il primo sì alla decadenza da senatore dalla Giunta delle elezioni. Il giorno prima, mercoledì, in Parlamento dovrebbe arrivare invece il premier Letta per il voto di fiducia. Un voto che sarà “risolutivo”: a dirlo non Letta, ma – ed è un particolare non da poco – lo stesso capo dello Stato, in campo con tutto il suo peso politico per far continuare la legislatura.

PARTITI – Alla finestra montiani e Pd, tutto allineato e coperto alle spalle di Quirinale e Palazzo Chigi, con il segretario Epifani a dire no a “governicchi con transfughi di altri partiti”, ad esempio i dissidenti 5 Stelle al Senato. Balcanizzato, invece, il Pdl: mentre Berlusconi punta al voto, i suoi ministri (che oggi hanno consegnato le “dimissioni irrevocabili” a Letta) cercano di sganciarsi da quella che definiscono una deriva Pdl “estremista e radicale”, con Alfano che rivendica il diritto ad essere…. (sic!) “diversamente berlusconiano”.

La linea ufficiale del partito uscirà da alcune riunioni pomeridiane in calendario prima a casa di Berlusconi, a palazzo Grazioli, e solo dopo alla Camera. Il clima non è comunque dei più distesi: oggi il ministro della sanità, Beatrice Lorenzin, ha attaccato i “duri” del Pdl (teste d’uovo del calibro di Capezzone, Santanchè, Bondi, Ghedini e Verdini…) sostenendo che “non si può accettare l’idea di un partito alla Alba Dorata che considera traditori chi la pensa diversamente’. E ancora: ”I falchi, le persone che in questo momento stanno tenendo in mano il partito non sono attrezzate culturalmente per guidarlo”. Più chiaro ancora il ministro Gaetano Quagliarello: “Dobbiamo vedere se possiamo creare una nuova formazione per i diversamente berlusconiani. D’altra parte in Francia di partiti gollisti ce ne furono tre, qui da noi potremmo averne due”.

SINDACATI – L’attuale situazione politica preoccupa anche i sindacati confederali. Oggi i tre segretari si sono riuniti per un incontro informale, alla Cisl: Camusso, Bonanni e Angeletti hanno annunciato “assemblee nei luoghi di lavoro, presidi, volantinaggio dai supermercati alle chiese” per chiedere un vero governo del paese”.

Il sindacalismo di base scalda invece i motori in vista della due giorni di metà ottobre contro crisi e austerity: venerdì 18 lo sciopero generale e sabato 19, a Roma, la sollevazione popolare contro i palazzi del potere che, per allora, potrebbero avere cambiato inquilini.

Su quanto sta accadendo al governo di larghe intese abbiamo raccolto diverse opinioni:

Dante Barontini, redattore di contropiano.org

Piero Bernocchi, portavoce nazionale Confederazione Cobas

Pierpaolo Leonardi, esecutivo nazionale dell’Usb

Giorgio Cremaschi, già presidente del Comitato centrale della Fiom e ora esponente della rete Ross@

Nicola Fratoianni, parlamentare di SeL

Giovanni Russo Spena, esponente nazionale di Rifondazione Comunista

Il dibattito tra l’on Luigi Lacquaniti di Sel e l’on. Dino Alberti del Movimento 5 Stelle