Notizia scritta il 19/06/17 alle 16:48. Ultimo aggiornamento: 19/06/17 alle: 16:48
Il Garante per gli scioperi Giuseppe Santoro Passarelli ha invece dichiarato che lo sciopero di venerdì era legittimo, ma ha poi aggiunto che ” queste regole non sono più adeguate né sufficienti, serve un intervento del legislatore» per «impedire che a un sindacatino sia consentito di bloccare un servizio o peggio un’intera città».
A rilanciare il tema domenica con una intervista su Repubblica il presidente della commissione lavoro Cesare Damiano che ha rilanciato la proposta di legge che aveva presentato nel 2013 e che da allora giace in Parlamento. Un proposta che prevede che solo le sigle rappresentative abbiano la possibilità di proclamare lo stato di agitazione. Dichiarazioni piene di falsità e anticostituzionali per i Cobas che hanno preso posizione con un comunicato stampa e rilanciano chiedendo una votazione su scala nazionale nei comparti pubblici e privati per vedere realmente quali sono i sindacati “rappresentativi”.
Ai nostri microfoni le considerazioni di Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas. Ascolta o scarica.
Di seguito alcuni passaggi del comunicato dei Cobas.
In sintesi Damiano sostiene che a questo punto i sindacati di base e i Cobas in particolare andrebbero bloccati.
“Peccato – polemizza Bernocchi – che le tesi di Damiano si fondino su due pilastri d’argilla: a) la legge anti-sciopero 146/90 per i servizi pubblici sarebbe inefficace e comunque COBAS e soci non la rispetterebbero facendo scioperi “selvaggi”; b) in ogni caso questi sindacati non sono “rappresentativi” e dunque non devono aver diritto di convocare scioperi”.
“In realtà – spiega Bernocchi – lo sciopero di venerdì scorso non è stato affatto ‘selvaggioi ma rispettoso delle regole pur ultra-restrittive della 146, che prevede una convocazione con almeno 20 giorni di anticipo (5 per la tentata “conciliazione”), nonché “fasce protette” in cui non si può scioperare, orarie o in particolari periodi dell’anno. Nessuna di queste regole è stata infranta il 16 giugno”.
Ma, secondo i Cobas, c’è di più: “Damiano sostiene che il punto debole della legge 146 è che consente ai COBAS ed affini di convocare scioperi ‘plurimi’ e ‘continuativi’. Falso anche questo: la legge prevede che un secondo sciopero si può convocare solo dopo aver svolto il primo e bisogna poi attendere altri 20 giorni; e in quanto al ‘continuativo’, non si può scioperare per più di due giorni di seguito. Regole così restrittive non esistono in paesi a struttura sociale e politica simili al nostro, vedi Francia, Spagna o Grecia. Comunque, il 16 si è svolto uno sciopero di una giornata, né continuativo, né plurimo”.
“Il cosidetto ‘caos cittadino’ – aggiunge ancora Bernocchi – è dipeso da due soli fattori: a) la grande partecipazione dei lavoratori/trici allo sciopero; b) il disservizio “normale” dei trasporti nelle principali città (Roma su tutte) dovuto ai tagli sui mezzi circolanti”.
Il punto di tutta la questione, secondo i Cobas, è che la rappresentatività sindacale viene misurata oggi con un metodo molto strano che favorisce i grandi sindacati e penalizza fortemente i più piccoli. E allora non c’è che una sola soluzione: modificare le regole per vedere chi davvero rappresenta i lavoratori.
“La prima occasione di accettare questa sfida sarebbe ravvicinata – conclude Bernocchi – a marzo 2018 ci dovrebbe essere in tutto il settore pubblico il rinnovo delle RSU. Andiamo alle elezioni con 2 schede, una per la RSU del posto di lavoro e una per la rappresentatività nazionale: e vediamo cosa scelgono i lavoratori. O questa competizione impaurisce lor signori che ci vorrebbero eliminare d’imperio?”