Notizia scritta il 29/06/11 alle 12:03. Ultimo aggiornamento: 30/06/11 alle: 11:55

Terremoto dentro la  dopo la firma di ieri del segretario generale, Susanna Camusso, dell’accordo unitario sulla rappresentanza e i con , Cisl e Uil. Canta, non a caso, vittoria, la presidente di , Emma Marcegaglia, secondo cui “la contrattazione collettiva, è ancora la premessa, ma in questa cornice abbiamo ragionato su come diffondere e rendere esigibili i  aziendali”, come strumento per “adattare le norme definite dal contratto nazionale” a esigenze specifiche diverse. I  aziendali, quindi, una volta firmati dalla maggioranza delle  o delle Rsa, “valgono erga omnes”, sono validi cioé per tutti i lavoratori, privati anche del diritto di sciopero.

Aldilà degli aspetti tecnici dell’intesa, su cui dovrà decidere in ultima istanza il direttivo nazionale Cgil dell’11 o del 23 luglio, a colpire è la conversione a U che il sindacato di Corso d’Italia pare avere compiuto rispetto alla linea degli ultimi anni. La scelta della Camusso ha già provocato pesanti reazioni dentro il sindacato più grande d’Italia. In attesa del Comitato centrale della Fiom, convocato per domani alle 13, non mancano le prime durissime reazioni. Il presidente del Comitato, Giorgio Cremaschi, ha chiesto oggi direttamente le dimissioni della stessa Camusso.

“L’accordo sottoscritto – ha detto Cremaschi – viola le libertà nei luoghi di lavoro e il diritto di sciopero, introduce un mostruoso meccanismo di centralismo democratico aziendale per cui se la maggioranza firma la minoranza non può opporsi e comunque i lavoratori non possono votare. Se fosse stato in vigore questo accordo un anno fa – la Fiom non avrebbe potuto opporsi agli accordi di Pomigliano e Mirafiori. Per questo personalmente chiedo le dimissioni di Susanna Camusso”. Dura anche la prima reazione de “La Cgil che vogliamo”, area programmatica che di fatto rappresenta l’ala sinistra dell’organizzazione. Per il coordinatore, Gianni Rinaldini, “l’intesa rappresenta il suicidio del sindacato”. Sergio Bellavita, della segreteria Fiom oltre che della “Cgil che vogliamo”.

Infine i  di base. L’ parla di “santificazione della dottrina Marchionne: l’accordo di ieri è uno degli atti più vergognosi nella storia delle relazioni sindacali, con buona pace di chi per mesi ha raccontato la favoletta che la Cgil era diversa, che assumeva la democrazia nei luoghi di lavoro come tratto fondante del proprio agire”.
Dure critiche arrivano anche dai .

Le valutazioni di Sergio Bellavita segreteria nazionale Fiom e membro della minoranza “La Cgil che vogliamo”.

L’intervista con Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom.

Il commmento di Dino Greco, direttore di Liberazione ex segretario della camera del lavoro di Brescia.

Le valutazioni anche del sindacalismo di base: Piero Bernocchi, portavoce della Confederazione Cobas ai nostri microfoni.

Ai nostri microfoni anche Pierpaolo Leonardi, dell’esecutivo nazionale dell’ Usb