In uno scambio di mail nel Gruppo di lavoro dei COBAS scuola, così terminavo la valutazione sull’ultimo decreto governativo di estensione della Zona “rossa” o “arancione” a tutta Italia.
“Mi pare fantascienza che tutto questo finisca il 3 aprile. E’ assai probabile che succeda invece quello che già prevediamo per la scuola: chiusura almeno fino a dopo Pasqua o forse
fino a maggio, in attesa del ‘riscaldamento globale’. Mai così desiderato come ora, ‘magari anche 40 gradi’ sento dire, nell’ingenua speranza che provochi lo sterminio del virus…
Povera Greta, e mo’, almeno fino all’autunno, chi ti ascolta più qui da noi?”
E così commentava Francesco, uno dei nostri COBAS della scuola: “Piero, sarà che non ascolteranno più Greta, ma gli scienziati più avveduti e anche giornalisti e commentatori che analizzano la situazione
pensano che il diffondersi dei virus sia proprio favorito dal cambiamento climatico, che sposta non solo le persone verso Nord e l’Occidente, ma tutti gli esseri viventi, compresi animali, causa anche i cambiamenti delle foreste e qui entreremo nel discorso più complesso della globalizzazione e del capitalismo, distruttore del territorio, della natura….

E questa è stata la mia risposta, che magari può interessare più diffusamente.

Caro Francesco, l’epidemia di peste che, cinque secoli a.c, stroncò praticamente la metà della popolazione ateniese, a partire dalla sua leadership (il grande Pericle in primis), si disse che era stata portata dagli assalitori spartani, che vivevano a circa 200 km di distanza e notoriamente non avevano cambi climatici; oppure dalla Sicilia, qualche centinaio di km in più di distanza, ma, altrettanto notoriamente, con temperatura e clima mediterraneo identici. La “peste magna” a Milano – parlo di quella del 1484, non di quella famosa descritta dal Manzoni, che sterminò la metà degli abitanti, fu attribuita ai Lanzichenecchi, come pure la peste a Roma a seguito della loro conquista della città, con le annesse stragi e con il famoso “sacco di Roma”. Come saprai, era il periodo delle guerre d’Italia, e i Lanzi, essendo mercenari, passavano da una parte all’altra indifferentemente. Ma di base erano svizzeri, giravano molto ma venivano da un paese complessivamente non più malsano, anzi, di Milano, di Roma e di buona parte dell’Italia dell’epoca.
Oggi noi sappiamo, grazie allo sviluppo scientifico – a cui obiettivamente anche il capitalismo, diciamolo, ha dato una qualche mano – che in realtà la colpa non era degl svizzeri, come a suo tempo non era degli spartani o dei siciliani. Molto più semplicemente la “colpa” fu del battere (o batterio) denominato Yersinia pestis (da non confondere con il virus della peste cosiddetta suina o di quella bovina) che si annidava nei ratti e usava come vettore la pulce dei ratti (la Xenopsilla cheopis), che insomma usava il ratto come ospitante ma gli andava benissimo anche l’uomo. Però, virus e batteri come quelli della peste e, per stare ai giorni nostri, quello dell’Ebola, sono virus, per così dire, “fessi” o per dirla in termini scientifici “non evoluti”, che hanno il “guaio”, dal nostro punto di vista, di ammazzare al 50% o al 90% gli ospitanti umani, ma che al contempo, ammazzando l’umano ospitante, si “suicidano”. Il che oggi consente di circoscrivere queste epidemie nei luoghi dove le condizioni igieniche e ospedaliere possono intervenire.
I virus come il Corona, invece, sono più evoluti nel senso che possono svolgere la loro funzione molto più a lungo e molto più estesamente perchè al massimo ammazzano (qui le cifre variano, secondo molti esperti non si va oltre l’1% ma anche i più pessimisti arrivano al massimo al 3%) degli umani che infettano. Il restante “invasore” del 98 o 99% degli infettati, che se la cavano, garantisce la massima sua circolazione e diffusione, anche perchè in almeno la metà dei casi è addirittura asintomatico. Ora, i virus e i batteri, bisogna accettarlo, sono esseri viventi come noi, solo che esistono in misura miliardi e miliardi di volte più di tutte le altre specie viventi messe insieme. Se diamo validità al darwinismo con la sua selezione della specie, dovremmo tristemente ammettere che la loro “funzione naturale” è quella di ammazzare i più deboli e fortificare i più forti: e in tal senso ce li troveremo sempre intorno. Senza bisogno di cambiamenti climatici, o deforestazioni, troveranno comunque le loro vie per arrivare a noi umani. Gli spagnoli che invasero il Centro e Sud America sterminarono gli Inca, i Maya e le altre popolazioni più con i virus che con ferro e fuoco. Il virus del raffreddore o dell’influenza agli ispanici faceva ben poco ma ammazzava i poveri locali che non avevano difese.
E lo stesso, accadrebbe a noi oggi nel mondo senza interventi “extra-naturali”, per così dire. E anzi, nella parte più povera e indifesa del pianeta (quella che un tempo chiamavamo Terzo o Quarto mondo) accade quotidianamente: di Ebola, tifo, colera, TBC, Aids e altre malattie contagiose (oltre che di fame e sete) vi muoiono ogni giorno molte decine di migliaia di persone. Mentre ad Occidente, laddove il 90% (o più) delle persone manco ci pensa ai suddetti morituri, se non distrattamente e una tantum, troviamo giustamente inaccettabile che a casa nostra i più deboli debbano soccombere “naturalmente” e dunque combattiamo l’ordine “naturale” delle cose, abbiamo la terapia intensiva, la rianimazione (o meglio, in Italia le avremmo se i nostri governanti avessero tenuto conto che attualmente gli over 65 sono circa un quarto della popolazione e entro una ventina di anni saranno almeno un terzo, e che periodicamente le epidemie si rifaranno vive), e i vaccini. E questa è una delle ragioni per cui il culto della Pacha Mama, della Madre Natura è così fallace. La natura (Intendendo l’insieme delle altre specie viventi ma anche il pianeta tutto, gli oceani, i venti, l’atmosfera ecc.) è indifferente a noi, non ci si fotte proprio: e dunque, a chi la considera nientemeno che Madre, andrebbe ricordato che è anche spietatamente “matrigna” (cfr. il Poeta). E, come i nostri avi hanno dovuto lottare con le fiere, oggi noi dobbiamo lottare con virus e batteri, perfettamente “naturali”. Altrimenti, volendoci far cullare fiduciosi dalle “amorevoli” braccia di Madre Natura, dovremmo lasciarli agire “naturalmente”.
Starei poi attento a sostituire alla fede nella rivoluzione socialista o comunista un’analoga fede nell’ambientalismo radicale, leggendo in ogni guaio medico la conseguenza dei danni inferti all’ambiente e/o alla longa manus del Capitale. Soprattutto ora che, crudele ironia della sorte, milioni di persone, che fino a ieri avevano visto nella medicina “ufficiale” e nelle case farmaceutiche la sentina di ogni ignominia e tuonavano contro i vaccini, utili solo ai profitti delle multinazionali, oggi sperano ardentemente che una qualsiasi delle case farmaceutiche, anche la più deprecabile, trovi il vaccino della liberazione. E avrai notato che, quando si tratta di vita e di morte, spariscono non solo i No Vax, ma anche gli omeopati, i naturopati, quelli della cronoterapia, dei Fiori di Bach ecc. Nota bene: per non urtare la sensibilità di chi usa medicine alternative, aggiungo che io l’ho fatto per trenta anni e le ho verificate praticamente tutte. Ma la verità è che non avevo un cazzo di serio. Quando mi è arrivata la prima (e, per il momento e per fortuna, ultima) seria patologia (il glaucoma) sono scappati tutti, omeopati, osteopati, naturopati, cromoterapisti, ayurvedici, pranoterapeuti, psicosomatici, agopuntori, medicina cinese, ecc. E alla fine se non c’era la medicina “ufficiale”, che a volte “avvelena” mentre cura, che spesso non cancella il problema ma lo dilaziona e lo tiene a bada ( e con me lo fa, fino ad ora, da 35 anni), da mo’ che sarei diventato cieco. Quindi denunciamo le malefatte – quando vengono compiute – della medicina “ufficiale”, delle case farmaceutiche, degli scienziati asserviti al Capitale. Ma ogni tanto pensiamo anche al povero Pericle, agli untori e ai monatti del Manzoni e alle sanguisughe, salassi e aromi da inalazione come cure al seguito.

Piero Bernocchi

11 marzo 2020