Sulla sorte di Gerasimov e dei vari “generaloni” russi, chissà. Ma quello che oramai è certo è l’assoluta dipendenza fisiologica del putinismo dai mercenari Wagner, come e peggio di un signorotto medioevale o rinascimentale. Altro che Prigozhin strapazzato, sconfitto, emarginato, mandato in esilio, forse processato, o addirittura a rischio di esecuzione sommaria! Ricevuto al Cremlino in pompa magna da Putin il 29 giugno, cinque giorni dopo il presunto “golpe”, dopo aver scorazzato tra San Pietroburgo e Mosca (altro che in esilio carcerario in Bielorussia!), ha contrattato da posizioni di forza il ritorno dei “wagneriani” sul campo di battaglia ucraino, senza il quale ritorno l’esercito “regolare” russo è alla  frutta, privo di motivazioni, mandato allo sbaraglio da chi follemente aveva creduto alle favole che le intelligences raccontano spesso ai propri satrapi per assecondarli: e cioè che in Ucraina folle festanti avrebbero atteso e sostenuto i “liberatori” e che l’invasione sarebbe stata una passeggiata. E senza contare il ruolo decisivo dei mercenari in Africa per il controllo di vasti territori e delle ricchezze saccheggiabili per l’imperialismo “neozarista” russo.

Nel frattempo, si ingigantiscono gli effetti pro-Nato della demenziale impresa putiniana. Non solo il boia Erdogan, fino a ieri assai ben disposto verso la Russia, si “gonfia” sempre più, dando il placet (e ne avrà in cambio, si può ragionevolmente temere, mano libera nei confronti dei nostri carissimi/e curdi/e) all’ingresso nella Nato della Svezia, dopo quello già “concesso” alla Finlandia, ma addirittura si pronuncia a favore pure dell’ingresso dell’Ucraina. Ci mancano solo Svizzera e Austria…In un colpo solo la Nato, mai così screditata dopo l’abbandono/tradimento Usa, in sequenza, dei siriani, dei curdi e soprattutto degli afgani, usati e poi lasciati alla mercè dei talebani, e proprio quando gran parte del mondo filostatunitense pensava di non potersi più fidare degli Usa, è stata rilanciata dalla sciagurata impresa di Putin. Con lo sconcertante effetto di veder divenire il novello Zar di fatto il miglior “propagandista oggettivo” di Nato e Stati Uniti, consentendo loro di ottenere in poco più di un anno il massimo di presenza, di diffusione, di forza e di prestigio globali, a livelli mai raggiunti in precedenza, neanche nei momenti più drammatici della “guerra fredda” e delle paure occidentali nei confronti dell'”orso sovietico”.

Immagino con quanta “gioia” da parte del governo cinese che tanto aveva cercato, e in parte ottenuto (cfr. il successo in Europa della “Via della Seta” e degli accordi con la Cina), l’effetto opposto, cioè il massimo indebolimento possibile del mondo Usa/Nato , ben sapendo di essere il vero “bersaglio grosso” di quel mondo. Che, in effetti, fino alla sciagurata impresa putiniana, su tale bersaglio era concentrato.

Piero Bernocchi