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9 gennaio    Ieri il Secolo XIX di Genova ha pubblicato foto di due militanti COBAS Giacomo Mondovì e Simona Cerroni vicini ad alcuni cosiddetti “black bloc” durante gli scontri del 20 luglio 2001 a Genova, sostenendo che i due sarebbero ricercati dalla Procura di Genova che li riterrebbe collusi con i “black” nella progettazione di tali scontri. Mondovì e Cerroni, insieme agli avvocati e al portavoce COBAS Piero Bernocchi, effettuano una conferenza-stampa a Genova in cui denunciano l’incredibile montatura poliziesca e giudiziaria.
14 gennaio   Invitati alla trasmissione TV di “Porta a Porta”, Bernocchi e Mondovì ridicolizzano la montatura anti-COBAS (la tesi sostenuta dalla Procura di Genova e da vari mass-media è che i COBAS sarebbero stati “i mandanti delle devastazioni e degli scontri” durante il G8). Né gli altri ospiti in studio (La Russa, Angius, D’Onofrio) né il conduttore Bruno Vespa hanno plausibili argomenti da opporre alle tesi sostenute da Bernocchi, e devono prendere atto dell’insostenibilità dell’impianto accusatorio.
15 gennaio   La Corte Costituzionale ha accettato il referendum per l’estensione dell’art.18 a tutti i lavoratori dipendenti mentre ha respinto il referendum contro la parità tra scuola pubblica e privata, cioè il referendum più popolare e più in grado di portare al voto, nonché 4 referendum ambientali. Forte protesta COBAS mentre il PRC, altro promotore dei referendum, si dichiara soddisfatto della decisione, malgrado appaia ben difficile che con il solo art.18 si riesca a ottenere il quorum. Intanto, si va smontando la montatura anti-COBAS sui fatti di Genova.
21-22 gennaio  A Porto Alegre, il terzo Forum sociale mondiale (FSM), che inizierà il 23, è preceduto dal Consiglio Internazionale (CI) che deve fare il punto tra l’altro sull’andamento del FSE di Firenze, sulla struttura del CI e sul luogo di svolgimento del quarto FSM, nonché sulla proposta che viene dal FSE di far diventare il 15 febbraio 2003 giornata mondiale contro la annunciata invasione USA dell’Iraq, con manifestazioni nelle principali città e uno sciopero generale internazionale. Bernocchi, a nome del Coordinamento italiano inserito nel CI (presenti anche Bolini, Agnoletto, Mecozzi e Muhlbauer), relaziona sul FSE, mettendo in evidenza come il meccanismo preparatorio fondato su Assemblee trimestrali abbia funzionato benissimo: il ché dispone a favore di un’apertura del CI. Propone poi che il prossimo FSM esca da Porto Alegre e si svolga in India, vista la notevole disponibilità di molte organizzazioni indiane; e che il 15 febbraio 2013 sia una giornata contro la guerra non solo in Europa ma anche negli altri continenti.
23 gennaio  Inizia il FSM di Porto Alegre con una grande manifestazione di piazza, con circa 100 mila presenze. Molto folta la delegazione italiana, oltre 500 persone in corteo dietro gli striscioni del coordinamento, i massimi esponenti della Cgil e della Fiom, da Epifani a Rinaldini, marciano insieme ai COBAS e ai Disobbedienti, oltre ad ARCI e PRC. Nella stessa giornata assemblea della delegazione italiana, gestita da Bernocchi, Bolini e Agnoletto.
26 gennaio Hugo Chavez, presidente del Venezuela e leader del nuovo corso progressista latinoamericano, in forte sintonia con il movimento altermondialista, arriva a Porto Alegre e incontra un migliaio di rappresentanti del FSM e del CI, ottenendo un grande consenso sulle proprie tesi di alleanza mondiale antiliberista. Nella stessa giornata, il Comitato organizzatore comunica che gli iscritti/e al Forum hanno raggiunto la cifra-record di 80 mila.
27 gennaio Sia l’Assemblea tematica sul lavoro sia quella contro la guerra accolgono favorevolmente la proposta della delegazione italiana, presentata da Bernocchi e Bolini, di estendere la mobilitazione europea contro la guerra in Iraq del 15 febbraio prossimo, possibilmente accompagnata da uno sciopero generale, anche agli altri continenti, a partire dall’America Latina.
28 gennaio  Si conclude il FSM con l’Assemblea dei Movimenti sociali, che approva la proposta italiana di rendere il 15 febbraio giornata mondiale contro la guerra con manifestazioni in tutte le città. La manifestazione di piazza finale ha numeri ridotti rispetto a quelli dell’apertura, a causa della partenza della maggior parte delle delegazioni.
7 febbraio   A Bruxelles seconda assemblea preparatoria del FSE di Parigi. La delegazione italiana (Bernocchi, Bolini, Mecozzi) relaziona sul FSM, sulla imminente mobilitazione mondiale del 15 febbraio, e fa approvare definitivamente la struttura organizzativa che porterà al FSE di novembre, attraverso Assemblee trimestrali e con frequenza più ravvicinata dopo l’estate.
15 febbraio Oltre ogni previsione la partecipazione italiana e mondiale alla giornata di mobilitazione contro la imminente guerra USA (e alleati) all’Iraq. A Roma viene diffusa la cifra di tre milioni di partecipanti, anche se la valutazione più realistica può avvicinarsi al milione e mezzo  che la rende comunque la più grande manifestazione mai tenuta in Italia nel dopoguerra. Ancora più sbalorditiva la partecipazione mondiale: un migliaio di cortei nelle principali città, per una cifra globale di manifestanti intorno ai 100 milioni, insoamma “il corteo più globale della storia”.Il New York Time giudica il Movimento la “seconda potenza mondiale”, con una iperbole eccessiva: però  nella storia dell’umanità non si ha traccia di una giornata di protesta e di lotta di queste dimensioni. Il corteo di Roma, aperto dallo striscione “Fermiamo la guerra senza se e senza ma” e sostenuto dai leader del movimento (tra i quali Bernocchi e Bolini che avevano lanciato la proposta nel FSE di Firenze e poi erano riusciti a farla estendere globalmente dal FSM), straripa in tutta la città e buona parte dei manifestanti non riesce neanche ad avvicinarsi a Piazza S. Giovanni ove si conclude il  corteo con una serie di interventi politici e spettacolari.
26 febbraio   Dopo tre giorni di azione, bloccando nella zona di Pisa i treni provenienti dalla base militare USA di Camp Darby che trasportano materiale bellico, manifestazione a Pisa promossa dai COBAS e dal MAT. Almeno 15 mila in piazza, più di 5 mila dietro gli striscioni COBAS.
2 marzo   Scontro a fuoco su un treno tra agenti di polizia e due esponenti delle Nuove Brigate Rosse, Nadia Lioce e Mario Galesi, considerati responsabili tra l’altro dell’uccisione del giurista Massimo D’Antona nel 1999. Galesi resta ucciso nella sparatoria.
8 marzo   Manifestazione di decine di migliaia di persone, promossa da COBAS, MAT e dalla rete Fermiamo la guerra, che circondano la base militare di Camp Darby, contro le sempre più incalzanti minacce di invasione dell’Iraq, nonché contro la partecipazione dell’Italia alla guerra imminente.
9 marzo  Pesante provocazione del quotidiano Libero contro Piero Bernocchi a cui vengono dedicate le prime tre pagine del giornale per dimostrare la sua vicinanza al terrorismo e alle Brigate Rosse. Lo spunto usato parte dallo scontro a fuoco tra polizia e brigatisti del 2 marzo e dall’uccisione di Galici e dal rinvenimento nel 1997 di un suo foglio di appunti dove compariva la scritta “Bernocchi taglio capelli”. Su tale risibile traccia avevano indagato i ROS dei Carabinieri, dopo l’uccisione di D’Antona, facendo pedinare e intercettare telefonicamente Bernocchi per alcuni mesi. Dopodiché l’inchiesta era finita nel nulla, salvo venir riesumata sfacciatamente da Libero. Forte protesta dei COBAS e del Coordinamento italiano FSE che, in un documento firmato dai principali responsabili del movimento, condanna la provocazione del quotidiano diretto da Vittorio Feltri e chiede che il Parlamento indaghi sulle attività dei ROS.
12 marzo   Il Senato approva definitivamente la riforma Moratti della scuola, anche se i decreti attuativi completi non si avranno, per esplicita ammissione della ministra, prima di due anni. La decisione rafforza la mobilitazione verso lo sciopero generale della scuola indetto per il 24 marzo da COBAS e altri sindacati di base, oltre che da Cgil-Cisl-Uil, Snals e Gilda.
20 marzo  Nella notte, parte l’attacco statunitense all’Iraq con i primi bombardamenti che accompagnano l’invasione dell’esercito USA e degli alleati, italiani compresi. Immediata reazione di forte protesta in Italia, Europa, Stati Uniti, soprattutto. In molte città italiane, si susseguono cortei, sit-in, manifestazioni di centinaia di migliaia di persone. A Roma nel pomeriggio del 20 un grande corteo si dirige verso l’ambasciata USA ma viene fermato dalle alte grate a protezione dell’ambasciata. I COBAS danno copertura ai lavoratori/trici che scioperano contro la guerra.
22 marzo Grandi manifestazioni contro la guerra in Italia e nel resto del mondo. A Roma il centrosinistra dell’Ulivo contrappone alla manifestazione già decisa da tempo (appena la guerra fosse esplosa) dal FSE e dalla rete “Fermiamo la guerra” un’altra iniziativa stanziale a P. del Popolo. Il PRC, per bocca del suo segretario Bertinotti, garantisce agli altri partiti del centrosinistra che i “no-global” confluiranno a P. del Popolo. Però, malgrado le pressioni di Bertinotti, COBAS e Disobbedienti rifiutano la subordinazione al centrosinistra e mantengono il corteo previsto al centro di Roma. E sul piano numerico, almeno 70 mila nel corteo di movimento con COBAS e Disobbedienti, non più di 15 mila nella manifestazione dei partiti di centrosinistra. Tra le più rilevanti mobilitazioni internazionali, da citare i 200 mila in piazza a New York. I COBAS, preso atto della non volontà dei sindacati della CES di convocare uno sciopero unitario europeo contro la guerra, indicono, insieme ad altri sindacati di base, lo sciopero generale in Italia per il 2 aprile.
24 marzo Sciopero generale della scuola per il ritiro della riforma Moratti, per il rinnovo del contratto scaduto da 14 mesi con significativi aumenti salariali, per l’assunzione stabile dei precari, contro la guerra in Iraq, convocato dai COBAS e dagli altri sindacati-scuola. Circa il 60% dei docenti ed Ata in sciopero, una decina di manifestazioni in tutta Italia con un’ampia partecipazione degli studenti. A Roma il corteo di circa 30 mila persone arriva a pochi metri da Palazzo Chigi.
2 aprile  Sciopero generale di tutto il lavoro dipendente per fermare la guerra in Iraq, il ritiro delle truppe e di quelle italiane in particolare, indetto dai COBAS e dal restante sindacalismo di base. Circa un milione di scioperanti in tutta Italia, oltre 150 mila in piazza in 16 città, 15 mila a Roma.
12 aprile  Manifestazione nazionale a Roma per il “cessate il fuoco” in Iraq e il ritiro delle truppe, indetta dal movimento “no global”, da quello “no war”a, dalla Cgil ai COBAS, dalla Fiom all’ARCI. Almeno 500 mila persone invadono la zona del Circo Massimo per i comizi finali.
24 aprile    A Berlino 4 giorni di Assemblea per la preparazione del FSE di Parigi. Si fa il punto sulla mobilitazione europea contro la guerra sulla base di una relazione di Piero Bernocchi, a nome della delegazione italiana, essendo l’Italia considerata l’avanguardia europea di questa lotta, e sull’impostazione generale del Forum. Vengono definiti i temi dei seminari e gli assi delle plenarie.
7 maggio  Guglielmo Epifani, eletto segretario generale della Cgil, impegna, seppure in extremis, l’organizzazione a sostenere il referendum – promosso dal PRC, la Fiom, i COBAS, l’ARCI, i Verdi, il movimento “no global” e altri – per l’estensione dell’art.18 che si svolgerà il 15-16 giugno.
30-31 maggio e 1 giugno   A Evian e Ginevra manifestazioni e scontri di piazza con la polizia da parte di parecchie migliaia di manifestanti contro il vertice del G8. Significativa presenza degli  italiani, compresi i COBAS. Nell’ultima giornata due grandi cortei, uno partito dalla Francia (Annemasse) e uno dalla Svizzera (Ginevra) si incontrano alla frontiera, almeno centomila persone.
16 giugno  Per il referendum sull’art.18 vanno a votare quasi 11 milioni di cittadini/e, pari al 25,7%. I favorevoli all’estensione della difesa dai licenziamenti per i lavoratori/trici di ogni unità produttiva sono l’87,3%, ma il quorum non viene raggiunto. Hanno pesato negativamente l’annullamento del quesito referendario contro la parità tra scuola pubblica e privata e di altri tre ambientali, nonché la posizione ostile del centrosinistra e l’intervento tardivo della Cgil.
19-20 luglio  A due anni dall’anti-G8 di Genova e dall’uccisione di Carlo Giuliani, delle violenze poliziesche in piazza, alla scuola Diaz e nella caserma Bolzaneto, assemblea dei Social Forum italiani per programmare le iniziative dell’autunno, verso il Forum Europeo di Parigi. La manifestazione finale porta in piazza circa 15 mila persone, con una buona presenza COBAS.
4-5-6 settembre  Tre giorni “per un’altra Europa” nel Controvertice di Riva del Garda ove si tiene il vertice dei ministri dell’UE per decidere sulla Costituzione europea. Scontri tra polizia e manifestanti, nei dibattiti forti polemiche da parte di COBAS e Disobbedienti nei confronti del cambio di linea annunciato da Bertinotti e dal PRC durante l’estate, verso un accordo con il centrosinistra contro Berlusconi. 10 mila manifestanti nel corteo che chiude il Controvertice.
14 settembre  Il vertice del WTO a Cancun si chiude con un fallimento. Nessun accordo viene raggiunto, ed è evidente l’influenza che il movimento altermondialista ha avuto nel provocare l’insuccesso del tentativo delle grandi potenze di imporre ancor più liberismo ai paesi più deboli.
26 settembre    Manifestazioni in 20 città indette dal Coordinamento Difesa del tempo pieno, dai COBAS e dalla Cgil contro la cancellazione del Tempo pieno alle elementari e per il ritiro della riforma Moratti. A Roma, al MIUR, per la prima volta COBAS e Cgil manifestano insieme.
27-28 settembre Ultima assemblea preparatoria del FSE di Parigi. Oltre a definire gli ultimi dettagli dell’imminente Forum, la discussione si centra sul Forum successivo. La delegazione francese insiste su una periodicità di due anni. Bernocchi, a nome della delegazione italiana, propone il mantenimento della cadenza annuale e, tenendo conto delle candidature di Inghilterra e Grecia, un abbinamento per il 2004 e 2005 tra le due, dando la precedenza alla sede che avrà bisogno di minor tempo per preparare il Forum.
4 ottobre  In occasione del vertice tra capi di Stato e di governo della UE per il varo della Costituzione europea, a Roma manifestazione indetta dal movimento no-global, dai COBAS (alla testa del corteo), dai Disobbedienti, dal PRC e varie altre forze “per un’Europa sociale, solidale, dei popoli e della pace” con almeno 20 mila persone. Cariche della polizia con una decina di feriti, 47 fermati e 2 arresti tra i manifestanti. In piazza, in un’altra zona, anche Cgil-Cisl-Uil.
24 ottobre    I COBAS estendono a tutta la giornata lo sciopero di 4 ore già indetto da Cgil-Cisl-Uil contro le politiche economiche e sociali del governo Berlusconi e convocano una manifestazione nazionale a Roma anche per il ritiro della riforma Moratti, la difesa del Tempo pieno e contro le leggi sul precariato (legge Biagi e pacchetto Treu). 30 mila in corteo.
25 ottobre – 5 novembre  Il giorno dopo lo sciopero, forte provocazione di buona parte della stampa e TV nei confronti dei COBAS accusati di solidarizzare, durante la manifestazione, con le Brigate Rosse per l’arresto, avvenuto il 23, di alcuni loro esponenti, in realtà mescolati in una “retata” che ha coinvolto militanti estranei alle BR, poi rilasciati. La provocazione culmina in un’intervista di Repubblica a Piero Bernocchi, il cui titolo travisa pesantemente il contenuto, al seguito di una forte polemica, esplosa sui principali mass-media, tra Bernocchi e Casarini, da una parte, e Sergio Segio, ex-leader di  Prima Linea, dall’altra, che denuncia una presunta collusione con le BR nel movimento no-global e nel sindacalismo di base. La polemica tiene banco fino al 5 novembre quando in una trasmissione di Porta a Porta, Bernocchi smonta la provocazione senza che gli altri ospiti (Brutti, Cicchitto e Sacconi) o il conduttore Bruno Vespa riescano a replicare.
12-16 novembre  Il secondo FSE inizia a Parigi il 13, ma alla vigilia arriva la notizia dell’attentato in Iraq alla caserma dei carabinieri a Nassiriya con 17 morti tra i militari. Alla delegazione italiana riunita in Assemblea, Bernocchi propone di spostarsi all’Ambasciata italiana per chiedere il ritiro delle truppe. 200 persone davanti all’Ambasciata vengono caricate dalla polizia. Poco dopo, però, una delegazione viene ricevuta dall’ambasciatore. Il giorno dopo, gli iscritti/e al Forum non raggiungono le cifre di Firenze ma superano comunque le 40 mila unità. Notevole presenza italiana, oltre 3000 persone. La Plenaria più partecipata (4 mila persone) è quella sul rapporto tra i partiti e il movimento altermondialista, con Olivier Besancenot, segretario della LCR, Marie-George Buffet, segretaria del PCF, Piero Bernocchi, portavoce COBAS e Elio di Rupo, ex-ministro belga, socialista. Nell’Assemblea finale la delegazione italiana propone: 1) di manifestare contro la guerra il 20 marzo 2004, ad un anno di distanza dall’invasione dell’Iraq; 2) di mantenere la periodicità del FSE annuale; 3) di assegnare a Inghilterra (2004) e Grecia (2005) le due prossime edizioni. Le proposte sono accolte. Alla manifestazione finale partecipano 100 mila persone.
22 novembre  Manifestazioni contro la guerra in Iraq e per il ritiro delle truppe italiani si svolgono in tutta Italia. A Roma la mobilitazione si intreccia, grazie al contributo dei COBAS e di altre strutture del sindacalismo di base, con quella contro la precarietà e per il reddito sociale, con la parola d’ordine “Guerra per nessuno, reddito per tutti”. 15 mila persone in corteo.
29 novembre  Il Coordinamento nazionale in difesa del Tempo Pieno e i COBAS promuovono due manifestazioni, una per il Nord Italia (a Bologna) e una per il Sud (a Napoli), in difesa del Tempo Pieno e per il ritiro della riforma Moratti, mentre Cgil, Cisl e Uil manifestano sugli stessi obiettivi a Roma. La manifestazione più partecipata è quella di Bologna con 40 mila persone.
13-14 dicembre   Prima Assemblea preparatoria per il FSE di Londra del 2004. Si registra una forte polemica tra varie strutture di base (che si autodefiniscono “orizzontali”) e il Socialist Worker’s Party, principale “sponsor” della scelta di Londra, sostenuto da alcuni sindacati che, però, non assicurano per ora sostegno e finanziamenti adeguati, né alleanze sufficienti. Si forma una commissione con rappresentanti dei paesi che hanno già effettuato il FSE (per gli italiani Bernocchi e Muhlbauer, per i francesi Sophie Zafari e Pierre Khalfa) che si incontra con “orizzontali” e SWP per dirimere i contrasti. Su proposta della commissione, l’Assemblea decide di dare tempo agli organizzatori fino a marzo per trovare uno schieramento ampio e i finanziamenti necessari.