Nei giorni trascorsi dopo i due milioni di presenze in piazza il 3 ottobre scorso, in occasione dello sciopero nazionale più unitario che mai, abbiamo maturato alcune radicate convinzioni. Il 3 ottobre sono successe cose mai viste prima. La principale è stata – come mai accaduto nei circa quaranta anni dalla nascita del sindacalismo di base – l’indizione comune dello sciopero fatta da Cgil e sindacati di base, con una conferenza stampa comune e con l’invio delle convocazioni altrettanto comune. Nostra convinzione è che quella unità d’azione, che centinaia di migliaia di militanti/attivisti ci chiedevano da anni, abbia costituito il moltiplicatore delle presenze, che in media sono state al di sopra di ogni altra partecipazione a scioperi del passato. Le due ulteriori novità sono state: a) a differenza di quel che succede di solito negli scioperi “tradizionali” (dieci scioperano e uno/a va in piazza), la gran parte degli scioperanti è andata a manifestare; b) si è realizzata un’”eccedenza” di presenze, ben oltre il classico lavoro dipendente sindacalizzato: in generale, nei cortei gli spezzoni “sociali” sono stati anche più numerosi e partecipati di quelli delle strutture sindacali “tradizionali”. Ci pare indubbio che tutto questo si sia realizzato per essere riusciti, per la prima volta in quasi 40 anni, a mettere in campo, unito, tutto il sindacalismo “di sinistra”.


La conclusione che ne abbiamo tratto per costruire lo sciopero generale verso la Finanziaria del governo Meloni – che non potrà avere come unico elemento trainante la Palestina o la guerra, ma che dovrà dare grande rilievo anche alle tematiche del lavoro, dei servizi pubblici e sociali, del salario, del precariato, delle pensioni, della scuola, sanità ecc. – è che esso non può retrocedere dall’unità realizzata il 3 ottobre. Ci siamo posti il problema della assoluta necessità di mettere in sinergia il sindacalismo di base, le aree sociali ampiamente mobilitatesi il 3, ma cercando di trovare un soddisfacente punto di incontro (sciopero nello stesso giorno e manifestazioni comuni) anche con la Cgil. Riterremmo dunque assai positivo che anche la Cgil promuovesse lo sciopero generale per il 28 novembre, data quasi obbligata, visti i tempi della Finanziaria e il calendario di scioperi di categoria e settore già proclamati.

Qualora la Cgil facesse questa auspicabile scelta, riteniamo che sarebbe altrettanto importante promuovere unitariamente le manifestazioni territoriali per il 28 novembre. Tante aree sociali, movimenti, reti e associazioni, dove operano congiuntamente militanti Cgil, Fiom e dei sindacati di base, parteciperebbero da protagonisti e molto volentieri a manifestazioni unitarie; mentre, se dovessero dividersi tra cortei separati, probabilmente si sentirebbero ben meno motivati ad impegnarsi per la miglior riuscita della giornata. Potremmo concordare una prossima Assemblea nazionale, per ragionare congiuntamente su come costruire al meglio l’unità di sciopero e di piazza; o comunque, trovare luoghi e modi per dialogare al fine di ottenere il miglior risultato possibile nello sciopero contro questa Finanziaria e sugli altri temi internazionali in campo.


Confederazione COBAS