Avevamo accolto con grande entusiasmo e felice sorpresa la mobilitazione di piazza a favore di Gaza, del popolo palestinese e della Flotilla durante lo sciopero del 22 settembre scorso quando, oltre alle partecipazioni dei lavoratori/trici dei vari settori del lavoro dipendente (in primis quelli della Scuola, con una percentuale, che non si raggiungeva da anni, di oltre l’11% di scioperanti), una marea di strutture di movimento e Centri sociali, studenti, giovani e cittadini/e, magari alla loro prima manifestazione, portarono in tante decine di cortei più di 500 mila persone complessive in tutta Italia.

Stamane avevamo qualche timore sulla possibilità di ripetere e magari superare quell’exploit, tenendo conto del “martellamento” da parte di stampa e TV sull’illegittimità (peraltro palesemente falsa) dello sciopero, che avrebbe potuto intimorire o comunque limitare la volontà di scioperare. E invece oggi siamo andati ben oltre la partecipazione del 22 settembre, che già ci sembrò un notevolissimo successo: in piazza oggi, in più di cento città italiane, c’erano almeno tre volte le presenze del 22 settembre, con una cifra complessiva tra il milione mezzo e i due milioni di presenze. Con la punta massima a Roma, dove i cinque cortei , riunitisi persino a fatica, hanno visto le presenze, distribuite a macchia d’olio su una enorme superfice cittadina, di ben oltre duecentomila persone, se non addirittura vicine alle trecentomila.

Viene da domandarsi se abbia funzionato solo l’ampliarsi delle convocazioni, che stavolta, oltre a Usb e Cub, hanno visto in prima fila la Cgil insieme a COBAS, Adl, Sial e Clap, nonchè l’ulteriore potenziamento della presenza delle strutture di movimento e dei Cenri sociali. Ma di sicuro gli ultimi sviluppi della situazione a Gaza, l’arresto e trasferimento nelle carceri israeliane dei militanti della Flotilla e l’incombere del piano Trump per una presunta “pace”  in Palestina, hanno contribuito ad un ulteriore ampliamento della mobilitazione. Comunque, con tutta evidenza è scesa in campo con inusitata forza e partecipazione una nuova generazione che, ce lo auguriamo, vorrà essere presente e protagonista anche nei conflitti sociali, economici e lavorativi che ci aspettano, in vista di una Finanziaria ove il governo Meloni tenterà di approfittare della pace sociale, di cui ha potuto godere negli ultimi mesi su tali temi, per imporre altri pesanti provvedimenti antipopolari, ulteriori spese belliche e pesanti restrizioni nella spesa sociale e pubblica.

In vista dei quali conflitti, ci si può chiedere se la Cgil vorrà trarre profitto da quanto successo oggi. E cioè, innanzitutto dalla decisione, che per la prima volta nella loro storia, li ha portati a sfidare quella legge 146 anti-sciopero (che al tempo della sua formulazione, nel 1990, allora definita “legge anti-Cobas”, appoggiarono convintamente); e che, soprattutto e sempre per la prima volta in 40 anni di coesistenza con il sindacalismo di base e conflittuale, li ha spinti a concordare un’indizione di sciopero comune con COBAS, Usb e Cub, sanzionata ufficialmente con un invio congiunto delle convocazioni di sciopero e con una conferenza-stampa comune di lancio dello sciopero. All’interrogativo, risponderanno i fatti delle prossime settimane, in vista della indispensabile mobilitazione sindacale, lavorativa e sociale che ci attende nel conflitto con la prossima Finanziaria governativa.

Per la Confederazione COBAS  Piero Bernocchi portavoce nazionale e Mimmo  Teramo responsabile legale