VERSO LO SCIOPERO GENERALE DEL 28 GENNAIO

Il risultato del referendum-capestro alla Fiat Mirafiori, costituisce un grande esempio di resistenza e di forza operaia e deve tradursi in uno stimolo per tutti i salariati e i settori popolari per una rivolta di grandi dimensioni contro l’arroganza padronale e governativa, a partire dallo sciopero dei metalmeccanici convocato per il 28 gennaio dalla Fiom ed esteso dai COBAS a sciopero generale di tutti i lavoratori/trici.

Malgrado la pesantezza dell’ignobile ricatto di Marchionne sotteso al referendum ( “o accettate il neo-schiavismo che vi imponiamo, o ve ne andate a casa tutti”), oltre il 50% degli operai ha risposto un secco e coraggioso NO ; e solo il voto degli impiegati, che non vivono la drammaticità della condizione operaia, ha consentito, e di poco, il successo del ricatto.

Dunque, il capo-banda Fiat Marchionne non può cantare vittoria, ma al suo assalto, in nome di un padronato parassitario e reazionario, contro ciò che resta dei diritti dei salariati, deve rispondere un vasto fronte sociale.

Per questa ragione i COBAS SI SONO ASSUNTI LA RESPONSABILITA ’ DI CONVOCARE PER IL 28 GENNAIO LO SCIOPERO GENERALE DI TUTTI I LAVORATORI/TRICI PUBBLICI E PRIVATI PER L’INTERA GIORNATA, rispondendo anche alle richieste di generalizzazione dello sciopero venute dal movimento degli studenti e da varie strutture del conflitto sociale e ambientale, alle quali la Cgil ha dato una drastica risposta negativa, poiché condivide le politiche liberiste ed è stata in questi anni la principale responsabile, con Cisl ed Uil, della distruzione dei diritti sindacali e di sciopero.

La grande resistenza operaia alla Fiat,  ancora maggior rilievo allo SCIOPERO GENERALE DEL 28 GENNAIO, ove va messo in campo il più ampio fronte sociale per battere l’arroganza padronale e governativa, smascherare la finta “opposizione” parlamentare e i sindacati collaborazionisti, per riconquistare i posti di lavoro, il reddito, le pensioni, l’istruzione e le altre strutture sociali pubbliche, i beni comuni, i diritti politici, sociali e sindacali.

LA CRISI SIA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA

Piero Bernocchi, portavoce nazionale COBAS

Comunicato stampa