Cobas Scuola

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Ma rinunciando agli studenti e alla manifestazione nazionale voluta da tutti/e.

Perché il 5 maggio e non il 12, richiesto a gran voce dal popolo della scuola pubblica? Perché il NO alla manifestazione nazionale che può far cancellare l’ignobile Ddl Renzi?

Fin dal suo apparire, i COBAS hanno denunciato la gravità del Piano Renzi per la scuola che, con il ricatto dell’assunzione dei precari, assomma in un unico provvedimento tutto il peggio dei progetti di scuola-azienda e scuola-miseria avanzati da tutti i governi di centrodestra e centrosinistra degli ultimi venti anni, a partire dalla distruttiva “autonomia” di Berlinguer.

Abbiamo anche avversato, come strumenti decisivi per la cattiva scuola del Grande Mentitore, l’Invalsi e i suoi insulsi indovinelli con i quali si vorrebbe valutare la “qualità” di scuole, docenti e studenti, premiando e punendo in base a quiz che degradano e ridicolizzano la didattica e il lavoro docente.

Di conseguenza, abbiamo invitato docenti ed Ata a scioperare e a manifestare per la cancellazione della cattiva scuola di Renzi e contemporaneamente per il boicottaggio delle prove Invalsi, convocando lo sciopero generale della scuola nei giorni di tali prove, e cioè il 5 e il 6 maggio nelle elementari e infanzia e il 12 per le medie e le superiori. Dopodiché, con la pubblicazione del Ddl definitivo – in cui, sparite le 150 mila assunzioni, si affida la scuola ad un preside padrone, che dittatorialmente stabilirebbe le assunzioni, i licenziamenti, la didattica, i premi e le punizioni per docenti ed Ata, scimmiottando l’aziendalismo alla Marchionne, trasformando gli studenti in apprendisti e imponendo la continua riduzione dei finanziamenti mentre aumentano quelli delle private – è vistosamente cresciuta l’opposizione alla cattiva scuola anche tra tanti docenti ed Ata non vicini ai COBAS, che hanno esercitato una forte pressione sui propri sindacati affinché si arrivasse ad un grande sciopero generale di tutta la scuola e ad una enorme manifestazione nazionale in coincidenza con le prove Invalsi. In particolare, l’Assemblea convocata sabato 11 aprile dall’Unione degli studenti – e alla quale hanno partecipato numerose organizzazioni sindacali (oltre ai COBAS, Cgil, Cisl e Gilda) e studentesche e associazioni varie – ha raccolto queste spinte proponendo che lo sciopero generale e la manifestazione nazionale del popolo della scuola pubblica si svolgessero il 12 maggio, accettando quella data, tra le possibili convocate dai COBAS, per avere più tempo e soprattutto per favorire la partecipazione degli studenti, che avevano già deciso il boicottaggio dei quiz Invalsi alle Superiori; e indicando due obiettivi chiarissimi per realizzare la massima unità: 1) ritiro del disegno di legge considerato non emendabile; 2) stralcio dal Ddl di un decreto per l’assunzione di tutti i precari che da anni lavorano nella scuola.

Questo accordo ha provocato una notevole crescita di consensi e di entusiasmo nei confronti dell’unità che, per la prima volta in trenta anni, si andava realizzando tra i sei principali sindacati scuola e un vero plebiscito, anche nelle assemblee convocate da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, a favore dello sciopero del 12 e di una manifestazione nazionale di centinaia di migliaia di lavoratori/trici e studenti che seppellisca definitivamente il Ddl. Sotto questa unanime pressione, i cinque sindacati hanno finalmente deciso anch’essi lo sciopero generale in  una delle giornate di sciopero contro i quiz Invalsi già convocate dai COBAS, amplificando significativamente il boicottaggio degli indovinelli: e questo è positivo. Ma hanno scelto – il ché ci sembra davvero poco comprensibile – la data meno adatta tra quelle possibili, e cioè il 5 maggio piuttosto che il 12, rinunciando non solo ad una settimana di preparazione dello sciopero (che dovrebbero costruire in  due settimane) ma ancor più al contributo decisivo della grande maggioranza degli studenti già impegnati nello sciopero e nel boicottaggio dei quiz il 12 e che dovrebbero così scioperare due volte in una settimana per giunta densa di valutazioni scolastiche. Ma soprattutto sorprende negativamente la rinuncia alla manifestazione nazionale, invocata da tutto il popolo della scuola pubblica come la spallata decisiva alla cattiva scuola renziana. La motivazione non ci pare convincente: eventuali accelerazioni del Ddl, già difficili per le tensioni inter-governative, verrebbero stoppate dall’annuncio di un grande sciopero unitario e di una manifestazione nazionale di centinaia di migliaia di persone.

Dunque, pur apprezzando la convocazione dello sciopero in coincidenza con quello COBAS, facciamo appello ai lavoratori/trici legati ai cinque sindacati affinché ne convincano le direzioni a rivedere le loro decisioni, scegliendo il 12 per avere più tempo e per avere con noi tutti gli studenti  (e in tal caso confermiamo la nostra disponibilità a revocare lo sciopero del 6); e affinché lavorino con noi per una manifestazione nazionale, che potrebbe essere la più grande della storia della scuola italiana. Comunque, nel frattempo, i COBAS mantengono le giornate di sciopero (5, 6 e 12 maggio) già indicate.

Piero Bernocchi   portavoce nazionale COBAS

18 aprile 2015