Oltre 50 mila manifestanti riempiono P. S. Giovanni e vi si accampano.

E domani saremo al corteo dei Movimenti per l’abitare (P. S. Giovanni, ore 14)

Basta con l’austerità e con i suoi governi in Italia e in Europa, basta con i sacrifici per i settori più deboli e indifesi della società. Questo il leit-motiv dello sciopero generale di oggi, promosso dai Cobas, dall’Usb e da altre strutture del sindacalismo conflittuale, che ha bloccato migliaia di posti di lavoro e registrato parecchie centinaia di migliaia di scioperanti, nella scuola, sanità, pubblico impiego, Telecom, trasporti urbani, principali fabbriche a partire dal gruppo Fiat, trasporto aereo e controllori di volo. La protesta si è indirizzata in particolare contro la Legge di (In)stabilità, imposta dal governo Letta e da quel partito unico dell’austerità PD-PdL che, al di là delle baruffe politicanti tra consorterie, prosegue di comune accordo la disastrosa politica di tagli e sacrifici che ha aggravato, con conseguenze drammatiche per milioni di persone, la crisi in Italia: come è avvenuto negli altri paesi del Sud Europa costretti dagli Stati tedesco e nordeuropei e dalle loro strutture di servizio (Commissione Europea, BCE, trojka, governi succubi degli altri paesi), ad una recessione micidiale. E’ una politica che infierisce a senso unico contro i salariati, i disoccupati, i precari, i pensionati poveri e buona parte del piccolo lavoro “autonomo”, tagliando incessantemente servizi pubblici e beni comuni, reddito e pensioni, investimenti nella scuola e nella sanità pubbliche, aumentando disoccupazione e precarietà, gettando in strada chi la casa o gli affitti non riesce più a pagarli, massacrando i diritti sindacali, monopolizzati dalla oligarchia complice Cgil-Cisl-Uil.

E’ falso – hanno detto i manifestanti nel corteo – che la Finanziaria diminuisca le tasse. Gli 8 euro mensili restituiti in media ai salariati sono abbondantemente annullati dall’aumento dell’addizionale Irpef comunale e regionale; il blocco dei contratti del PI infierisce su lavoratori che guadagnano la metà delle medie europee e che hanno perduto il 30% di salario negli ultimi anni; l’IMU rientra dalla finestra con altro nome; le rendite finanziarie restano tassate al 20% mentre il lavoro al 40-43%. E questi sacrifici non hanno diminuito il debito pubblico che anzi è passato in tre anni dal 120% al 135% del PIL, mentre la disoccupazione è salita dall’8% al 12% e il 25% delle attività produttive sono andate distrutte.

Dalla crisi – hanno detto i lavoratori/trici – si esce solo invertendo la rotta, con grandi investimenti pubblici, redistribuzione di reddito ai salariati, disoccupati, precari e pensionati poveri, stabilità lavorativa, servizi sociali e beni comuni sottratti alla privatizzazione e alla mercificazione: ma tale uscita dall’austerità può essere imposta solo da grandi movimenti di protesta convergenti, da una potente e vasta rivolta sociale.

Resteremo “accampati” in P. S. Giovanni fino a domani, quandoparteciperemo allamanifestazione (ore 14, da P. S. Giovanni a Porta Pia) indetta dai Movimenti per l’Abitare.

Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS

18 ottobre 2013

Le foto della manifestazione

L’accampata di piazza San Giovanni